domenica 13 settembre 2015

Eguaglia Marciano e si ritira.è Floyd Mayweather jr

Se fosse un calciatore lo chiameremmo Maradona, se fosse un cestista lo chiameremmo Bryant, se fosse un tennista lo chiameremmo Federer. Ma oggi parliamo di boxe, uno sport dove di palle per giocare ne servono due e per questo lo chiamiamo Floyd Mayweather jr. Un campione straordinario che ieri notte ha vinto il suo match di ritiro concludendo una carriera perfetta, eguagliando lo storico record di Rocky Marciano (che resisteva dal 1955) di 49 vittorie e 0 sconfitte. Pochi hanno spaccato il mondo del guantone come lui. Chi lo ama per la sua tecnica sopraffina ricorderà per sempre la sua genialità difensiva e la capacità inimitabile di schivare e colpire al momento giusto con una forza e una precisione non convenzionali per la classe dei pesi welter.
Chi lo odia ricorderà, invece, uno spaccone, pronto a fare della sua immagine un marchio di fabbrica, a crearsi il personaggio del "Money Maywheather", l'uomo che prima di ogni altra cosa mette i soldi ed il successo. Eppure il personaggio si è dimostrato così autentico e forte da resistere ai pugni della critica e, soprattutto, degli avversari. è vero, oggi tessiamo le lodi di quello che si è dimostrato essere un gran campione, ma per molti esperti rimarrà imparagonabile ai grandissimi del passato come Alì, Frazier o Foreman; questo perché il periodo di decadenza della boxe non ha visto solo un allontanarsi del pubblico, ma anche un abbattimento della competitività agonistica dei pugili. Quindi sì, Mayweather ha avuto pochi degni avversari, purtroppo per lui e per noi. Fra questi ricordiamo Manny Pacquiao, l'unico vero fenomeno alternativo a Floyd e ancora, ottimi pugili come Oscar de la Hoya e Shane Moosley. Ad ogni modo, Mayweather si ritira da campione del mondo, e non poteva essere altrimenti. Di una cosa siamo certi, un personaggio come lui e un pugile di tale classe mancheranno molto al difficile mondo della boxe professionistica. Here comes the money!!

                                                                                                                      Francesco Fossa

venerdì 11 settembre 2015

11 settembre: ecco tutte le prove dell'inganno globale

11 settembre, un giorno, un ricordo, una tragedia. Ahimè, ci sono altre parole da aggiungere all'idea che ci siamo fatti, negli anni, di questa data. Queste parole sono: Inganno, complotto, depistaggi. Oggi chi parla di complottismo è (alle volte giustamente) deriso poiché porta una sua verità che, se pur avvincente, non ha fondamenti razionali. L'11 settembre è, però, un caso a parte. In 14 anni si sono raccolte così tante prove dell'inganno globale che un nutrito gruppo di cittadini americani ha citato legalmente l'ex presidente Bush per omicidio plurimo. La verità difficilmente verrà a galla ma è nel ricordo delle vittime dell'attentato che bisogna cercare di ragionare e non precludere nessuna pista possibile. Oggi elencherò alcuni dei punti oscuri di quanto accaduto quel giorno consigliandovi anche di vedere su youtube il documentario "11 settembre, inganno globale".
1) Gli aerei degli attentati alle torri hanno compiuto cambi di rotta evidentissimi e chiaramente irregolari. Rilevati da quello che è il più efficiente sistema di sicurezza aeroportuale al mondo, non sono stati né intercettati, né c'è stata una tentata comunicazione verso i due aerei, nonostante i dirottamenti evidenziati siano avvenuti parecchio tempo prima degli impatti fatali.
2) Le torri furono progettate per resistere all'impatto di più di un aereo
3) Gli incendi e le esplosioni sono scoppiati nei palazzi con relativo ritardo rispetto all'impatto, tant'è che i primi a mettersi in salvo hanno potuto percorrere le scale di emergenza senza particolari problemi.
4)Le esplosioni che hanno causato i crolli non possono essere imputate all'impianto di riscaldamento poichè non era usato alcun tipo di combustibile.
5) IMPORTANTE: NELLE MACERIE DELLE TORRI GEMELLE SONO STATE TROVATE DAGLI ESPERTI EVIDENTI TRACCE DI MATERIALE ESPLOSIVO.
6) La caduta delle torri è stata verticale ( su sé stesse) e non orizzontale come dovrebbe accadere dopo un impatto con un aereo. I fisici e gli esperti hanno riconosciuto in questo tipo di crollo esattamente quello che avviene dopo l'esplosione di cariche da demolizione.
Per quanto riguarda, invece, l'aereo che si è schiantato contro il pentagono
1) l'aereo non è stato mai filmato e la carcassa mai rinvenuta
2) Le foto dimostrano chiaramente che il buco dell'impatto è troppo piccolo per essere stato causato da un aereo
3) Dalla dinamica dell'ipotetico impatto si dedurrebbe che i dirottatori fossero dei grandissimi esperti di volo poiché per una distanza relativamente lunga avrebbero dovuto condurre il boing praticamente rasoterra (tra l'altro senza lasciare il minimo segno di passaggio). Da fonti accreditate si viene a sapere, invece, che i dirottatori erano quasi dei principianti.
4) Come per le torri gemelle, anche al pentagono sono stati rinvenuti resti di materiale esplosivo.
Credo di aver riassunto con la giusta sintesi quelli che sono gli aspetti più oscuri della vicenda. La tesi dell'inganno vuole che i servizi segreti americani abbiano creato l'attentato per poter dare una giusta motivazione al popolo americano per le terribili guerre che gli USA hanno condotto e conducono tutt'oggi da quel tragico giorno (guerre condotte per chiari interessi economici). Non mi sento di dare ciecamente ragione a chi la pensa in questo modo anche se la verità marcia in modo significativo in tale direzione. L'invito è quello di prendere sempre con i guanti quello che ci viene detto da un'informazione ufficiale che è sempre più di regime. Per quanto mi riguarda è assolutamente vergognoso che queste prove siano state nascoste per così tanto tempo e, per amore della verità e della giustizia, bisogna far chiarezza e impegnarsi civilmente affinché nulla venga mai più nascosto.

                                                                                                                  Francesco Fossa

giovedì 10 settembre 2015

I dati reali del danno causato dai finanziamenti pubblici ai partiti

Ritorno a scrivere dopo quasi 2 mesi di silenzio per motivi personali. Desidero ringraziare in anticipo i lettori che mi rimarranno fedeli nonostante questa assenza prolungata e imperdonabile. Cari amici, quante cose sono successe in soli 2 mesi. Il mio primo pensiero va alla situazione di frontiera; fiumi in piena di persone che cercano uno sprazzo di libertà mettendo a rischio ogni cosa. Ma questa situazione non ha bisogno di grossi commenti, solamente un monito: ricordiamoci di essere umani, tutti e indistintamente. Insomma, diamoci da fare. Conoscete bene il mio pensiero a riguardo e preferirei evitare di essere ridondante. Piuttosto utilizzerei l'argomento per confrontare le vere emergenze con l'odierna attività parlamentare italiana che, come si sa, va sempre un po' contro tendenza. Per l'ennesima volta, infatti, si è approvato il finanziamento pubblico ai partiti, con il solo voto contrario del m5s. Ma analizziamo insieme qualche dato:
-1993 è l'anno del referendum che, a larga maggioranza, aboliva i finanziamenti pubblici ai partiti
-2700 sono i milioni di Euro incassati dai partiti dal 1994 ad oggi (ignorando il referendum)
- 700 sono i milioni di euro realmente utilizzati in attività politica dal 1994 ad oggi
Le domande sono ovvie. Quanti di quei 9 milioni di poveri italiani si sarebbero potuti aiutare con 2700 milioni? Quante imprese sarebbero potute ripartire? Quali risvolti occupazionali si sarebbero potuti ottenere? Quanto si sarebbe potuto fare per la scuola e l'istruzione pubblica? Quanto per le infrastrutture resistenti ai cataclismi?Quanto per rilanciare agricoltura, industria e prodotti italiani? Se poi andassimo ad aggiungere a questi milioncini i soldi pubblici finiti nelle mani di editori e testate giornalistiche prezzolate il bilancio si aggraverebbe. Abbiamo perso circa 20 anni. Forse di più. Chiedere di reagire sarebbe troppo, anche se basterebbe non votare più i soliti partiti. Ma cerchiamo almeno di renderci conto delle possibilità sprecate e di quanto abbiamo, tutti, voluto male a questo paese e a noi stessi.

                                                                                                               Francesco Fossa