lunedì 4 maggio 2015

Lettura della sera: American Psycho

Come già accennavo nel primo post di questo blog non mi occuperò solamente di politica e attualità ma anche di argomenti più piacevoli (ma non per forza più leggeri) come la musica, il cinema, la letteratura e l'arte in generale. In questo post voglio raccontarvi ,a modo mio, il romanzo che più mi ha colpito fra quelli che ho letto nell'anno passato. Si tratta di un testo che, in realtà, è diventato ,negli anni, quasi un classico (tanto da ispirare la regista Mary Harron per la creazione di un omonimo film) e che ho avuto sotto mano con colpevole ritardo. Si tratta di American Psycho (1991), opera di punta dello scrittore californiano Bret Easton Ellis. E' la storia ,nell'anno 1989, di Patrick Bateman, giovane yuppie newyorchese, ricco, bello, con un importante posto di lavoro a Wall street e un appartamento da urlo in piena Manhattan. Sotto la maschera del ragazzo della porta accanto si cela però un orribile killer psicopatico che sfoga le frustrazioni create dalla vacuità della vita moderna uccidendo e mutilando in modo brutale giovani donne, colleghi di lavoro, animali, barboni e bambini. Con l'avanzare del romanzo la figura del killer, confinata inizialmente nelle ore notturne, prenderà il sopravvento sull'apparenza da bravo ragazzo costringendo il giovane Patrick a vivere le sue giornate fra istinti omicidi, esecuzioni e sensi di colpa. La genialità di Ellis non è tanto nella trama e nella narrazione avvincente in prima persona ma nel mostrare una società circostante del tutto indifferente agli orribili crimini del personaggio principale. il protagonista sembra addirittura più logorato dalla noncuranza del mondo nei suoi confronti che dai delitti stessi. E su questa richiesta di aiuto interiore che l'autore basa il senso di questa opera rendendola fra le più esplicative del decennio '80. Il tutto diventa ,quindi, una riflessione cosmica su un periodo molto particolare i cui segni sono tangibili tutt'oggi. Le politiche neo-liberiste, lo sviluppo incontrollato della finanza, dell'economia virtuale, la ricerca del trend, dell'imitazione,del successo,dell'edonismo forzato sembrano rendere fasulla la vita reale fatta di gesti quotidiani e,soprattutto, di rapporti sociali. In movimento, indaffarato, circondato da una moltitudine di persone (tutte omologate) ma sempre più solo risulta essere l'uomo della modernità, un uomo che ,distruggendo la sua interiorità, ha portato a fenomeni molto attuali (ed esco dall'analisi del libro) come la speculazione, il business illecito del denaro, la crisi economica, la crisi culturale, la crisi sociale. Pensiamoci un secondo. Qual è la prima causa di una crisi? Una decisione da prendere, un bivio che si presenta all'improvviso. Che decisioni possono mai nascere da uomini che hanno perso il valore del rapporto sociale e della solidarietà? SOLIDARIETÀ'. Forse è questo il messaggio che paradossalmente mi è arrivato da un'opera così cruda. Ad ogni modo è una lettura che consiglio a tutti i non deboli di cuore. E per i più pigri c'è sempre il film diretto da Mary Harron molto fedele all'opera originale. Saluti.

                                                                                                                           Francesco Fossa

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